Herrad von Landsberg
Livia Capasso

Viola Gesmundo

 

Nella mentalità medioevale era diffusa la misoginia e la condizione della donna rimaneva quella che era stata già della società greco-romana, cioè di subordinazione e soggezione nei riguardi di un potere mantenuto saldamente dai maschi. Anzi la teologia scolastica, ribadendo lo stato di inferiorità della donna, rendeva questa subordinazione ancora più pesante, soprattutto negli strati popolari, mentre al vertice della piramide societaria alle donne era affidato il compito di salvaguardare gli interessi economici e dinastici di nobili famiglie, e capitava che qualche regina o principessa riuscisse a occupare ruoli di comando. Questa stessa tendenza si verificava anche nei grandi monasteri femminili europei, dove, a partire dall’VIII secolo, la badessa, rigorosamente di origine nobiliare, giungeva a svolgere compiti di governo, sapeva leggere e scrivere, possedeva una conoscenza teologica e una cultura filosofica complesse. I monasteri divennero uno dei principali centri del sapere, soprattutto per le donne, alle quali era vietato in altri modi l’accesso all’istruzione.

È il caso di Ildegarda di Bingen (1098-1179). badessa del Monastero di Disibodenberg prima e di Rupertsberg poi, autrice del Liber Scivias, dove narra delle sue visioni mistiche, e di molti altri trattati, o di Eloisa (1099 circa-1164), letterata, amante e moglie di Abelardo che conosciamo attraverso le lettere e i Problemata, una raccolta di questioni teologiche derivate dalla lettura della Bibbia. I casi sono tanti e sono poco conosciuti. Un altro esempio è quello di Herrad von Landsberg, badessa del Monastero di Mont Sainte Odile, che allora portava il nome di Hohenburg. Per le giovani ragazze della nobiltà che vivevano nel convento, Herrad decise di redigere un manuale di istruzioni, l'Hortus deliciarum (Il giardino delle delizie), del quale compilò, tra il 1159 e il 1175 circa, sia il testo in lingua latina che le miniature. Herrad (o Herrade) nacque verso il 1130 in un castello situato nella zona del Basso Reno in una famiglia appartenente alla nobiltà alsaziana. Entrò nell’abbazia agostiniana di Hohenburg, situata sui monti Vosgi, dedicata a Sainte Odile, e fu istruita dalla badessa Relinda, messa a dirigere l'abbazia di Hohenbourg da Federico Barbarossa.

Autoritratto di Herrad von Landsberg dall' Hortus deliciarum

La descrizione in latino nell’autoritratto recita:

«Herrat hohenburgensis abbatissa post Rilindam ordinata ac monitis et exemplis eius instituta».

Ritratto della Badessa Herrad de Landsberg visibile sul muro del chiostro di Mont Sainte Odile

Dipinto murale raffigurante monache nell’abbazia di Hohenburg

 

Relinda aveva reso il centro religioso uno dei più prosperi della zona, e lo dirigeva come una grande impresa, in cui le religiose ricevevano un’ottima educazione. Alla morte di Relinda, nel 1167, Herrad le successe nel governo dell'abbazia, ma già da tempo aveva assunto la responsabilità di insegnare alle altre consorelle, e aveva avviato con loro un progetto a cui lavorò per tutta la vita. Herrad continuò a dirigere il convento di Hohenburg per quasi trent’anni, fino alla morte, avvenuta nel 1195. L'Hortus è considerata la prima enciclopedia, per giunta illustrata, redatta da una donna, scritta in latino, con 344 miniature, una raccolta di testi tratti dalla Bibbia, dai Padri, dagli scrittori medievali, contemporanei di Herrad, anche profani, relativi a varie discipline: storia, filosofia, teologia, temi biblici, astronomia, astrologia. Il contenuto non era esclusivamente religioso, comparivano anche argomenti mondani, come i segni dello zodiaco, le arti liberali e perfino la ruota della fortuna. Nel titolo fa riferimento a una definizione di Onorio Augustodunense, teologo e filosofo tedesco vissuto tra gli ultimi decenni dell’XI secolo e la prima metà del XII, che nella sua opera Speculum ecclesiae definisce il Paradiso come “Hortus deliciarum”, la casa di Dio che racchiude tutti i tesori della divina sapienza e conoscenza.

Il lavoro di Herrad voleva essere una sorta di “manuale” sul quale le monache avrebbero potuto studiare e imparare le dottrine dell’epoca. Vi compaiono anche poesie e canti, creati dalla stessa Herrad e dalle sue consorelle. L’autrice spiegava così nell’introduzione alla grande opera la ragione del suo progetto:

«Herrade, per grazia di Dio badessa, pur se indegna, della chiesa di Hohenburg, alle dolci vergini di Cristo che lavorano fedelmente a Hohenburg […]. Faccio sapere alle vostre santità che, come una piccola ape ispirata da Dio, ho raccolto dai diversi fiori delle Sacre Scritture e dagli scritti filosofici in questo libro, intitolato Hortus deliciarum, e l’ho riunito per lode e onore di Cristo e per amore per la Chiesa, come se fosse un dolce favo».

Mosè conduce gli ebrei attraverso il Mar Rosso - dall’Hortus deliciarum

Il profeta Giona viene vomitato dal pesce presso Ninive - dall’Hortus deliciarum

La cifra stilistica peculiare dell'Hortus consiste nel linguaggio delle immagini. Le miniature non sono semplici illustrazioni che fanno da supporto al testo, ma divengono addirittura loro stesse un testo, che non a caso rappresenta più di un terzo rispetto al totale del manoscritto. Purtroppo non abbiamo più accesso alle splendide miniature originali; tuttavia una monumentale opera critica di storici dell’arte dei codici miniati, che nella prima metà dell'800 hanno studiato il manoscritto originale, riproducendo col disegno o ricopiando con la tecnica del 'ricalco' quasi tutte le miniature, ha permesso la ricostruzione quasi integrale, sia del testo che delle miniature, che sono la parte più preziosa del Giardino creato da Herrad. Per secoli il manoscritto è riuscito a sfuggire alle vicissitudini della storia: incendi, guerre, saccheggi, rivoluzioni, ed è rimasto custodito dalle religiose nel convento di Hohenburg fino al 1546, anno del grande incendio che distrusse completamente l’abbazia. L’ultima badessa, Agnese di Oberkirch, lo donò al vescovo di Strasburgo e così l'Hortus deliciarum entrò a far parte dell'archivio diocesano di Saverne. Più tardi il manoscritto si trovò nel convento certosino di Molsheim, dove nel XVII secolo fu realizzata una copia del testo. Durante la Rivoluzione francese, il manoscritto passò alla biblioteca nazionale e universitaria di Strasburgo. Fu allora che gli ammiratori iniziarono a studiarlo, tra questi il capo della polizia di Strasburgo Christian Maurice Engelhardt, che pubblicò nel 1818 la prima monografia sull'Hortus, e il conte Auguste de Bastard che studiò per dieci anni il manoscritto a Parigi, facendone riprodurre fedelmente gran parte del testo e delle immagini. Purtroppo, nella notte tra il 24 e il 25 agosto 1870, la biblioteca fu vittima del bombardamento della città di Strasburgo da parte dei prussiani. L'incendio distrusse la seconda biblioteca più grande della Francia e, con essa, più di 400.000 volumi del patrimonio regionale. Il Giardino delle delizie fu ridotto in cenere. Ne rimasero quindi solo delle copie: oltre a quelle realizzate da Engelhardt e da Auguste de Bastard, il testo fu copiato e pubblicato anche dal canonico e archeologo strasburghese Alexandre Joseph Straub e da G.Keller tra il 1879 e il 1899. Questa pubblicazione trova un complemento molto prezioso nell'opera, realizzata nel 1952 da Joseph Walter, bibliotecario e direttore degli archivi cittadini di Sélestat.

L’ultimo grande lavoro di ricostruzione del codice è stato effettuato dal Warburg Institute e pubblicato nel 1979. Seppur ricostruito, l’Hortus rimarrà per sempre un codice sconosciuto nella sua interezza; indubbiamente, grazie a queste copie, noi oggi possiamo avere un'idea della grandiosità dell'originale, ma non possiamo vedere che un riflesso del suo fascino. Nel manoscritto Cristo sta al centro di tutte le riflessioni, è la fonte della vita vera, e se la Chiesa sulla terra non è perfetta, ma esposta a mille tentazioni, è la Gerusalemme celeste la splendente meta della divina salvezza. L’opera inizia con la creazione degli angeli, la caduta di Lucifero, la creazione del mondo e la caduta dell'uomo, continua col Diluvio universale e pone l'accento sul tentativo dell'umanità, prima della venuta di Cristo, di rialzarsi con le proprie forze. In questo contesto compare il sapere nelle figure delle sette arti liberali, con i rappresentanti della filosofia antica, Socrate e Platone.

La filosofia in trono tra le sette arti liberali - dall’Hortus deliciarum

Poi la consegna dei Dieci comandamenti a Mosé sul monte Sinai e la nuova alleanza della Grazia che inizia con Gesù Cristo; la sua nascita, la sua vita, dal battesimo nel fiume Giordano, fino alla passione.

Gli angeli annunciano ai pastori la nascita di Gesù – dall’Hortus deliciarum

La nascita di Gesù – dall’Hortus deliciarum

Il battesimo di Gesù nel Giordano – dall’Hortus deliciarum

Gesù e la Samaritana al pozzo - dall’Hortus deliciarum

Gesù e gli apostoli addormentati presso il Monte degli Ulivi - dall’Hortus deliciarum

La crocifissione di Cristo - dall’Hortus deliciarum

La Pentecoste e la discesa della Spirito Santo sugli apostoli - dall’Hortus deliciarum

Dopo il mandato agli apostoli inizia una nuova fase della storia della salvezza, la Chiesa viene costituita dal popolo e viene mostrata la rappresentazione delle battaglie delle Virtù contro i Vizi. La Scala delle Virtù mostra come l'ascesa in alto riesce solo a chi dimentica l'amore per sé stesso. La Chiesa è rappresentata come un edificio con torri merlate di due piani. Al piano di sotto si trova il mondo laico, al quale appartengono dame e cavalieri, contadini e artigiani e anche i monaci ignoranti e gli eremiti. Il piano di sopra rappresenta la Chiesa docente e vi appartengono apostoli e papi, vescovi e abati e anche alcune donne.

La scala delle Virtù (sin.) - L'edificio della Chiesa (Regina Ecclesia) con i credenti (dex) - dall’Hortus deliciarum

L'ultima parte dell'Hortus inizia con la comparsa dell'Anticristo, la sua arrogante signoria e la sua caduta. Segue una rappresentazione ricca di figure del Giudizio universale, del corteo dei santi e dei dannati, l'Inferno, con i suoi luoghi di punizioni, la beatitudine dei Prescelti.

La Donna dell'Apocalisse (sin.) - L’Inferno (dex) - dall’Hortus deliciarum

Herrad conclude l'Hortus con due tavole acquarellate che non hanno alcun rapporto diretto con il resto della sua opera, nelle quali descrive il convento di Mont Sainte Odile e la Congregazione. Il Monte è un convento cristiano, posto sotto la protezione di Cristo, circondato da Maria e Pietro alla sua destra, Giovanni Battista e Odile alla sua sinistra, che abbassa rispettosamente la testa. Due alte torri romaniche circondano l'ingresso dell'edificio in pietra. Herrad ha voluto raffigurare anche la badessa Relinde, colei che l'ha preceduta e poi formata. Nella parte inferiore Odile riceve da suo padre, il duca Adalrico, la chiave del castello di Hohenburg, che lei trasformerà in convento. In basso è rappresentata la natura selvaggia del Monte in quel momento. La seconda tavola è dedicata ai membri della Congregazione: sono rappresentate tutte le suore che vengono menzionate coi loro nomi: quarantasette religiose e tredici laiche. Herrad si rappresenta a destra mentre ha in mano una scatola contenente l'inizio di una delle sue poesie.

Mont Sainte Odile (sin.) - La Congregazione (dex) - dall’Hortus deliciarum

L'Hortus deliciarum attinge da una tradizione centenaria della miniatura sacra, soprattutto dell'arte bizantina. Mentre Cristo e i suoi angeli, gli apostoli e i profeti compaiono negli abiti tradizionali dell'arte paleocristiana, le rimanenti figure portano gli abiti delle storie bibliche di quel tempo e così l'Hortus deliciarum diventa un inestimabile testimone di abiti ed arredi, armi, attrezzi e utensili del XII secolo. I re e i loro scudieri, le dame compaiono negli abiti di corte, i combattenti indossano l’armatura da cavaliere con cotta di maglia, spada e scudo. Per quanto riguarda la tecnica pittorica, risultano preferiti i colori vivaci, rosso, azzurro, verde, castano e giallo oro. Mentre la prospettiva è spesso insufficiente, nulla la resa di volume e spazio, colpisce l’accurato disegno degli abiti. Non è nota un'opera completa simile, l’unica parentela con le miniature dell'Hortus è quella di alcune vetrate nella parte romanica della cattedrale di Strasburgo, soprattutto nel presbiterio e nel transetto.


Traduzione francese

Rachele Stanchina

 

Pendant le Moyen- âge la misogynie était bien diffusée et la femme était, comme dans la société grecque et romaine, soumise et assujéttée au pouvoir qui demeurait fermement maintenu par le monde masculin. En surplus, la théologie scolastique, en confirmant la situation d’infériorité de la femme, rendait cette subordination encore plus forte, notamment au milieu des couches populaires, tandis qu’ au sommet de la pyramide les femmes pouvaient avoir la charge de sauvegarder les intêrets économiques et dynastiques de familles nobles: il n’était pas rare qu’ une reine ou bien une princesse réussisse à occuper des charges de pouvoir. Cette situation se confirmait aussi dans les grands monastères féminins de l’Europe où, à partir du VIII siècle, l’Abbesse, qui était exclusivement d’origines nobles, arrivait à accomplir des tâches administratives, savait lire et écrire et possédait une connaissance approfondie soit de la philosophie que de la théologie. En cette période les monastères deviennent un des principaux centres de culture et de connaissance, surtout pour les femmes, auxquelles l’accès à l’éducation était autrement nié.

C’est bien le cas de HILDEGARDE DE BINGEN (1098-1179), abbesse du monastère de Disibodenberg d’abord et de celui de Rupertsberg ensuite, autrice d’un grand nombre de traités mais surtout du LIBER SCIVIAS où elle raconte ses visions mystiques. Ou encore de celui d’ HELOISE (1099-1164), femme littrée, maîtresse et épouse d’Abelard dont la rénommée est parvenue jusqu’à nous grâce à ses lettres et les PROBLEMATA, un recueil de questions de théologie issues de la lecture de la Bible. Les exemples sont nombreux et peu connus, un autre est celui de HERRAD VON LANDSBERG, abbesse au monastère de Mont Saint Odile, qui à l’époque se nommait Hohenburg. Pendant la période qui va du 1159 au 1175 elle a écrit en latin, tout en dessinant les enluminures, l’HORTUS DELICIARUM, une sorte de manuel d’instructions dediée aux jeunes filles de la noblesse qui vivaient au couvent. Herrad (ou bien Herrade) est née d’une famille noble d’Alsace vers 1130, dans un château du Bas- Rhin. Elle entre dans l’Abbaye Agostinienne de Hohenburg, dans les Vosges, dediée à Sainte Odile. Ici elle réçoit son istruction grâce à l’abbesse Relinda, que Frédéric Barberousse a mis à la tête du couvent.

Portrait de Herrad von Landsberg tiré du HORTUS DELICIARUM.

La description latine dans le portrait dit:

«Herrat hohenburgensis abbatissa post Rilindam ordinata ac monitis et exemplis eius instituta».

Portrait de l’abbesse Herrad de Landsberg visible sur la paroi du cloître de Mont Sainte Odile

Fresque répresentant des religieuses dans l’abbaye de Hohenburg

 

Au cours des années Relinda avait fait de Hohenburg un des centres religieux le plus prospère des environs et elle le dirigeait comme une grande entreprise, où les moines pouvaient recevoir une excellente éducation. A la mort de Relinda, survenue en 1167, l’administration de l’abbaye passe à Herrad. Toutefois elle avait dejà réçu auparavant la charge d’éduquer ses consœurs et elle avait démarré le projet auquel dédia toute sa vie.Elle poursuit sa charge pendant presque treinte ans, jusqu’à sa mort en 1195. L’HORTUS est considéré la première encyclopédie, de surcroît illustrée, rédigée par une femme: écrite en latin, elle recueille 344 enluminures, des textes tirés de la Bible et des Pères ainsi que d’écrivains médiévaux ou contemporains de Herrad. Ne manquent pas des textes profanes qui traitent plusieurs disciplines: Histoire, Philosophie, Theologie, Astronomie et Astrologie. Les thèmes ne sont pas exclusivement religieux, mais font leur apparition aussi des sujets mondains, tels que les signes du zodiaque, les arts libéraux ou bien la roue de la fortune. Le titre vient d’une citation de Onorio Augustodunense, théologien et philosophe allemand vivant entre la fin du XI siècle et la prémière moitié du XII, qui dans son œuvre SPECULUM ECCLESIAE appelle le paradis “HORTUS DELICIARUM”, la maison du Seigneur qui abrite tous les trésors de la sagesse divine et de la connaissance.

Avec son œuvre Herrad voulait offrir à ses consœurs une sorte de “manuel” pour étudier et apprendre les doctrines de l’époque: on y trouve aussi des poèmes et des chants, écrits par Herrad elle – même ou par autres moines. Dans l’introduction à sa grande œuvre l’autrice explique ainsi la raison de son projet:

«Herrad, par la grâce de Dieu abbesse, bien que indigne, de l’église de Hohenburg, aux douces vierges du Christ qui travaillent fidèlement à Hohenburg ... Je fais part à Votre Sainteté que, telle qu’ une petite abeille inspirée par le Seigneur, j’ai cueilli des Saintes écritures et des traités de philosophie plusieurs fleurs et je les ai réunies dans ce livre , que j’ai nommé HORTUS DELICIARUM, comme s’il était un rayon de miel, pour la louange et l’honneur de Christ et pour l’amour de l’Eglise».

Moise conduit les juives à travers la mer Rouge – - d’après l’ HORTUS DELICIARUM

Le prophète Jona est vomi par la baleine près de Ninive, d’après l’ HORTUS DELICIARUM

Ce qui rend stylistiquement unique l’HORTUS c’est le language des illustration. Les enluminures ne sont pas des simples dessins qui font de soutien au texte, mais deviennent elles- mêmes un texte qui représente plus qu’un tiers par rapport au total du manuscript. Malheureusement nous n’avons plus accès aux merveilleuses enluminures originelles. Cependant on a pu reconstruir presque totalement le texte et les enluminures, qui sont la partie la plus précieuse du JARDIN de Herrad, grâce à une monumentale œuvre critique faite par des historienS de l’art spécialisés en manuscrits enluminés. Pendant la prémière moitié di XIX siècle, ils ont étudié le manuscipt original, en riproduisant avec le dessin ou bien en recopiant avec la technique de la gravure presque toutes les miniatures (qui sont la partie la plus précieuse du JARDIN créé par Herrad), ce qui a permis la reconstruction presque complète de l’oeuvre originelle. Au long des siècles le manuscript a réussi à éviter les vicissitudes de l’Histoire: les moines du couvent de Hohenburg l’ont protégé des incendies, guerres, pillages ou révolutions jusqu’au 1546, année du grand feu qui a entièrement détruit l’Abbaye. La dernière Abbesse, Agnès de Oberkirch, le donne à l’Evèque de Strasbourg et c’est ainsi que l’HORTUS DELICIARUM devient partie des archives diocésaines de Saverne. Par la suite le manuscript passe au monastère des moines chartreux de Molsheim, où vient réaliséé une copie au XVII siècle. Au cours de la Révolution il passe à la bibliothéque Nationale et Universitaire de Strasbourg et c’est en cette période que les admirateurs commencent à l’examiner et à l’étudier. Parmi tous, le chef de la Police de Strasbourg Christian Maurice Engelhardt qui publie en 1818 la prémière monographie sur l’HORTUS et le comte Auguste de Bastard qui a étudié à Paris le manuscript pendant dix ans, tout en faisant réproduire fidélément une grand partie soit du texte que des illustrations. Malheureusement, la nuit entre le 24 et 25 août 1870 la ville de Strasbourg fut bombardée par les Prussiens et la bibliothèque, la deuxième plus grande de France, fut détruite par un incendie qui reduit en cendres plus que 400.000 volumes, parmi lesquels le JARDIN DES DELICES. Il en nous restent seulement des copies: celles réalisées par Engelhardt et par Auguste de Bastard et celle publiée par le chanoine et archéologue de Strasbourg Alexandre Joseph Straub avec G. Keller entre 1879 et 1899. Cette dernière publication a été complétée en 1952 par l’ouvrage précieuse de Joseph Walter, bibliothécaire et directeur des archives de la ville de Sélestat.

La dernière grande oeuvre de reconstruction du code a eu lieu avec la publication du Warburg Institute en 1979. Malgré toutes ces réconstructions, la forme complète originale demeurera à toujour inconnue: les copies nous permettent d’avoir une idée de la grandeur du manuscript, idée qui n’est qu’un reflet de son charme originel. Au centre de toute argumentation du manuscript se trouve Christ, source de la vraie vie: l’Eglise sur terre n’est pas parfaite, exposéé à des milliers de tentations, tandis que la Jérusalem céléste se pose comme le but resplendissant du salut divin. L’ œuvre commence avec la création des anges, la chute de Lucifer, la création du Monde et la chute de l’homme. Elle poursuit avec le Déluge et mets l’accent sur la tentative de l’humanité, avant la survenue du Christ, de se relever avec ses propres forces. C’est ici que se présente le savoir sous la forme des sept arts libéraux, avec Socrate et Platon, représentants de la philosophie ancienne.

la Philosophie en majesté parmi les sept arts libéraux - d’après Hortus deliciarum

Suivent la livraison des tablettes de la Loi à Moise sur le Mont Sinai et la nouvelle alliance de la Grâce qui commence avec Jésus Christ: sa naissance et sa vie, du baptême dans le Jourdain jusqu’à sa passion.

Les anges annoncent aux bergers la naissance de Jésus – d’après Hortus deliciarum

La naissance de Jésus – d’après Hortus deliciarum

Le baptême dans le Jourdain – d’après Hortus deliciarum

Jésus et la Samaritaine au puit - d’après Hortus deliciarum

Jésus et les apôtres endormis près du Mont des oliviers - d’après Hortus deliciarum

la crucifixion du Christ - d’après Hortus deliciarum

La Pentecôte et la descente de l’Esprit Saint sur les Apôtres - d’après Hortus deliciarum

Après le mandat des Apôtres s’ouvre une nouvelle phase de l’histoire du salut: l’Eglise est constituée par le peuple et on montre la représentation des batailles entre les Vertus et les Vices. L’échelle des Vertus montre comme l’ascension vers le haut réussit seulement à celui qui oublie l’amour pour lui- même. L’Eglise est représentée comme un édifice avec des tours crénelées de deux étages: en bas trouve place le monde laique, auquel appartiennent dames et chevaliers, paysans et artisans ainsi que moines ignorants et ermites. En haut trouve sa place l’Eglise enseignante avec les Apôtres, les Papes, les évêques, les abbés et aussi certaines femmes.

L’échelle des Vertus (gauche)- l’édifice de l’Eglise (Regina Ecclesia)- les croyants (droite).

La dernière partie de l’HORTUS s’ouvre avec l’apparition de l’Antichrist, sa suprématie arrogante et sa chute, suivie par une riche représentation des personnages du Jugement dernier, le cortège des saints et des damnés, l’Enfer avec ses lieux de punitions et la béatitude des élus.

la femme de l’Apocalypse (gauche)- l’Enfer (droite) d’après Hortus deliciarum

Herrad conclut l’HORTUS avec deux planches à l’aquarelle qui n’ont pas un rapport direct avec le reste de son œuvre. Dans la prémière planche elle dépeint le couvent de Mont Sainte Odile et la Congrégation. Le mont est un couvent chrétien, soumis à la protection du Christ, entouré par Marie et Saint Pierre à droite, Saint Jean Baptiste et Sainte Odile à gauche, laquelle baisse la tête de façon respectueuse. Deux hautes tours romanes entourent l’entrée de l’édifice en pierres. Herrad a voulu représenter aussi l’abbesse Relinde, celle qui l’a precédée et qui l’a instruite. Dans la partie inférieure Odile réçoit de son père, le Duc Adalrique, la clé du Château de Hohenburg, qu’elle transformera en couvent. En bas, la nature sauvage du Mont à l’époque. La deuxième planche est dédiée aux membres de la Congrégation. Herrad réproduit toutes les moines avec leurs prénoms: quarante-sept réligieuses et treize laiques. Elle se dépeint elle – même à droite, portant dans la main une boîte avec le début d’un de ses poèmes.

Mont Sainte- Odile (gauche)- La Congrégation (droite) - d’après Hortus deliciarum

L’HORTUS DELICIARUM s’inspire à la tradition séculaire de l’enluminure sacre, notamment celle de l’art byzantin. D’un côté le Christ et les anges, les Apôtres et les Prophètes sont représentés avec les vêtements typiques de l’art paléochrétien tandis que les autres personnages portent des vêtements de l’époque. C’est ainsi que les illustrations deviennent un témoignage précieux de meubles, armes, vêtements, outils et ustensiles du XII siècle. Les rois, les écuyers et les dames sont peints en habits de cour, les combattants portent l’armure de chevalier avec la cotte de mailles , l’épée et le bouclier. Pour ce qui concerne la technique picturale, Herrad préfère les couleurs vivaces tels que le rouge, l’azur, le vert, le châtain et le jaune doré. Malgré la perspective soit souvent insuffisante et nul le rendement de volume et d’espace, la précision du dessin des vêtements est frappante. Les enluminures de l’HORTUS n’ont pas d’égales, encore aujourd’hui on n’a pas trouvé un ouvrage similaire. Toutefois on peut réperer quelque ressemblance dans certains vitraux, surtout ceux du presbytère et du transept, dans la partie romanique de la Cathédrale de Strasbourg.


Traduzione spagnola

Lisa Lanteri

 

En la mentalidad medieval predominaba la misoginia y la condición de la mujer seguía siendo la misma que había sido en la sociedad greco-romana, es decir de subordinación y de sumisión con respecto a un poder mantenido firmemente por los hombres. Es más, la teología escolástica hacía hincapié en el estado de inferioridad de la mujer, así que esta subordinación resultaba aún más pesada, sobre todo en las clases populares. En cambio, las mujeres que pertenecían a la cumbre de la pirámide social eran las responsables de la salvaguardia de los intereses económicos y dinásticos de familias nobles, e incluso alguna reina o princesa lograba ocupar cargos de mando. Esta misma tendencia tenía lugar también en los grandes monasterios femeninos de Europa donde, a partir del siglo VIII, la abadesa, rigurosamente de origen noble, llegaba a desempeñar tareas de gobierno, sabía leer y escribir, tenía un conocimiento teológico y una cultura filosófica elaborados. Los monasterios se convirtieron en uno de los centros principales del saber, sobre todo para las mujeres, que no podían tener acceso a la instrucción por otros medios.

Es el caso de Ildegarda de Bingen (1098-1179), primero abadesa del Monasterio de Disibodenberg y luego del de Rupertsberg, autora del Liber Scivias –en el que cuenta sus visiones místicas– y de otros muchos tratados; o en el caso de Eloisa (ca 1099-1164), literata, amante y esposa de Abelardo, que conocemos a través de las cartas y de los Problemata, una recolección de cuestiones teológicas procedentes de la lectura de la Biblia. Los casos son muchos y poco conocidos. Otro ejemplo es el de Herrad von Landsberg, abadesa del Monasterio de Mont Sainte Odile, que entonces se llamaba Hohenburgo. Herrad decidió redactar un manual para las jóvenes mujeres de la nobleza que vivían en el convento, el Hortus deliciarum (El jardín de las delicias), del que realizó –entre 1159 y 1175 aproximadamente– tanto el texto en lengua latina como las miniaturas. Herrad (o Herrade) nació hacia 1130 en un castillo ubicado en la zona del Bajo Reno en una familia perteneciente a la nobleza alsaciana. Entró en la abadía agustiniana de Hohenburgo –situada en la cordillera de los montes Vosgos– dedicada a Santa Odilia y fue educada por la abadesa Relinda, que dirigía la abadía por voluntad de Federico Barbarroja.

Autorretrato de Herrad von Lansberg, Hortum deliciarum

La descripción del autorretrato reza en latín:

«Herrat Hohenburgoensis abbatissa post Rilindam ordinata ac monitis et exemplis eius instituta».

Retrato de la Abadesa Herrad de Landsberg visible en la pared del claustro de Mont Sainte Odile

Mural que representa a monjas en la abadía de Hohenburgo

 

Relinda convirtió el centro religioso en uno de los más prósperos de la zona, y lo dirigía como una gran empresa, en la que las religiosas recibían una educación excelente. Tras la muerte de Relinda, en 1167, Herrad le sucedió en el gobierno de la abadía, pero ya había asumido la responsabilidad de enseñar a las demás hermanas desde hacía tiempo y había empezado un proyecto con ellas, en el que trabajó toda su vida. Herrad siguió dirigiendo el convento de Hohenburgo durante casi 30 años, hasta su muerte en 1195. El Hortus se considera como la primera enciclopedia, ilustrada, redactada por una mujer, escrita en latín, con 344 miniaturas, una colección de textos tomados de la Biblia, de los Padres de la Iglesia, y de escritores medievales, contemporáneos de Herrad –incluso profanos– relacionados con varias disciplinas: historia, filosofía, teología, temas bíblicos, astronomía, astrología. El contenido no era únicamente religioso, se encontraban también asuntos mundanos, como los signos zodiacales, el arte liberal, incluso la rueda de la fortuna. El título hace referencia a una definición de Honorio Augustodunense, teólogo y filósofo alemán que vivió entre las últimas décadas del siglo XI y la primera mitad del siglo XII; en su obra Speculum ecclesiae define el Paraíso como “Hortus deliciarum”, la casa de Dios que contiene todos los tesoros de la divina sabiduría y del divino conocimiento.

El trabajo de Herrad quería ser una especie de “manual” en el que las monjas pudieran estudiar y aprender las doctrinas de la época. Se hallan también poemas y cantos, realizados por la misma Herrad y por sus hermanas. La autora explica así –en la introducción a su gran obra– la razón de su proyecto:

«Herrade abadesa por gracia de Dios, aunque indigna, de la iglesia de Hohenburgo, a las dulces vírgenes de Cristo que trabajan fielmente en Hohenburgo […]. Comunico a vuestras santidades que, como una pequeña abeja inspirada por Dios, he cogido diferentes flores de las Sagradas Escrituras y de los escritos filosóficos en este libro, titulado Hortus deliciarum, y lo he reunido por alabanza y honor de Cristo y por amor a la Iglesia, como si fuese un dulce panal».

Moisés conduce a los judíos por el Mar Rojo – Hortus deliciarum

El pez vomita al profeta Jonás en Ninive – Hortus deliciarum

La característica estilística peculiar del Hortus consiste en el lenguaje de las imágenes. Las miniaturas no son simples ilustraciones que acompañan al texto, sino que incluso se convierten ellas mismas en texto, que justamente representa más de un tercio del total del manuscrito. Lamentablemente ya no tenemos acceso a las maravillosas miniaturas originales; sin embargo, una obra crítica monumental de historiadores del arte de los códigos miniados, que en la primera mitad del siglo XIX estudiaron el manuscrito original, reproduciendo a través del diseño o copiando de nuevo a través de la técnica del “calco” casi todas las miniaturas, ha permitido la reconstrucción casi completa tanto del texto como de las miniaturas, que son la parte más valiosa del Jardín creado por Herrad. Durante siglos el manuscrito logró escapar a las vicisitudes de la historia: incendios, guerras, saqueos, revoluciones, y las monjas siguieron guardándolo hasta 1546, año del gran incendio que destruyó totalmente la abadía. La última abadesa, Inés de Oberkirch, lo donó al obispo de Estrasburgo y así el Hortus deliciarum pasó a formar parte del archivo diocesano de Saverne. Más tarde, el manuscrito pasó al convento cartujo de Molsheim, donde en el siglo XVII se realizó una copia del texto. Durante la Revolución francesa, el manuscrito pasó a la biblioteca nacional y universitaria de Estrasburgo. Fue entonces cuando los aficionados comenzaron a estudiarlo, entre ellos el jefe de la policía de Estrasburgo, Christian Maurice Engelhardt, que publicó en 1818 la primera monografía sobre el Hortus, y el conde Auguste de Bastard, que estudió durante diez años el manuscrito en París, haciendo reproducir fielmente gran parte del texto y de las imágenes. Desgraciadamente, durante la noche entre el 24 y el 25 de agosto de 1870, la biblioteca fue víctima del bombardeo de la ciudad de Estrasburgo por parte de los prusianos. El incendio destruyó la segunda mayor biblioteca de Francia y, con ella, más de 400.000 volúmenes del patrimonio regional. El Jardín de las delicias se redujo a cenizas. Quedaron entonces solamente algunas copias: además de las que habían realizado Engelhardt y Auguste de Bastard, el texto también fue copiado y publicado por el canónigo y arqueólogo estrasburgués Alexandre Joseph Straub y por G. Keller entre 1879 y 1899. Esta publicación encuentra un complemento muy importante en la obra, realizada en 1952 por Joseph Walter, bibliotecario y director de los archivos municipales de Sélestat.

El último gran trabajo de reconstrucción del códice se efectuó en el Warburg Institute y se publicó en 1979. Si bien reconstruido, el Hortus seguirá siendo para siempre un código desconocido en su totalidad; sin duda, gracias a estas copias, hoy tenemos una idea de la genialidad del original, pero podemos ver solo un reflejo de todo su encanto. En el manuscrito Cristo está en el centro de todas las reflexiones, es la fuente de la verdadera vida y, dado que la Iglesia en la tierra no es perfecta, sino que se ve expuesta a miles de tentaciones, Jerusalén celestial es la brillante meta de la divina salvación. La obra empieza con la creación de los ángeles, la caída de Lucífero, la creación del mundo y la caída del hombre, continúa con el Diluvio universal y pone el acento sobre el intento de la humanidad de levantarse gracias a sus propias fuerzas, antes de la llegada de Cristo. En este contexto aparece el saber en las figuras de las siete artes liberales, con los representantes de la filosofía antigua, Sócrates y Platón.

La filosofía en el trono entre las siete artes liberales - Hortus deliciarum

Luego, la entrega de los Diez mandamientos a Moisés en el monte Sinaí y la nueva alianza de la Gracia que empieza con Jesús Cristo; su nacimiento, su vida, desde el bautismo en el río Jordán, hasta su pasión.

Los ángeles anuncian a los pastores el nacimiento de Jesús – Hortus deliciarum

El nacimiento de Jesús – Hortus deliciarum

Hortus deliciarum

Jesús y la Samaritana en el pozo - Hortus deliciarum

Jesús y los apóstoles dormidos en el Monte de los Olivos - Hortus deliciarum

La crucifixión de Cristo - dall’Hortus deliciarum

La Pentecostés y la bajada del Espíritu Santo sobre los apóstoles - Hortus deliciarum

Después del mandato a los apóstoles empieza una nueva fase en la historia de la salvación, el pueblo constituye la Iglesia y se muestra la representación de las batallas de las Virtudes contra los Vicios. La escalera de la Virtud muestra cómo solamente quien abandona el amor por sí mismo consigue subir. La Iglesia aparece representada como un edificio con torres almenadas con dos pisos. En el piso de abajo se encuentra el mundo laico, al que pertenecen damas y caballeros, campesinos y artesanos y también los monjes ignorantes y los eremitas. El piso de arriba representa la Iglesia escolástica a la que pertenecen apóstoles y papas, obispos y abades y también algunas mujeres.

La escalera de la Virtud (izqda) - El edificio de la Iglesia (Reina Ecclesia) con los creyentes (dcha) - Hortus deliciarum

La última parte del Hortus empieza con la aparición del Anticristo, de su arrogante señoría y de su caída. Sigue una representación rica en figuras sobre el Juicio universal, el cortejo de santos y condenados, el Infierno, con sus lugares de castigo, la beatitud de los Elegidos.

La Mujer del Apocalipsis (izqda) - El Infierno ( dcha) - Hortus deliciarum

Herrad concluye el Hortus con dos tablas con acuarela que no tienen ninguna relación directa con el resto de la obra, en las que describe el convento de Mont Sainte Odile y su Congregación. El Monte es un convento cristiano, puesto bajo la protección de Cristo, rodeado por María y Pedro a su derecha, Juan Bautista y Odile a su izquierda, que inclina respetuosamente la cabeza. Dos torres altas románicas rodean la entrada del edificio de piedra. Herrad quiso representar también a la abadesa Relinde, su predecesora y educadora. En la parte inferior Odile recibe de su padre, el duque Adalrico, la llave del castillo de Hohenburgo, que ella transformará en convento. En la parte baja se representa la naturaleza salvaje del Monte en aquel momento. La segunda tabla está dedicada a las componentes de la Congregación: se representan todas las monjas las cuales se mencionan a través de sus nombres: cuarenta y siete religiosas y trece laicas. Herrad se representa a sí misma a la derecha con una caja en la mano que contiene la parte inicial de uno de sus poemas.

Mont Sainte Odile ( izqda) – La Congregación ( dcha) - dall’Hortus deliciarum

El Hortus deliciarum viene de una tradición centenaria de la miniatura sagrada, sobre todo del arte bizantino. Mientras que Cristo y sus ángeles, los apóstoles y los profetas aparecen en traje tradicional del arte paleocristiano, las demás figuras llevan la ropa de las historias bíblicas de aquel tiempo y de esta manera el Hortus deliciarum se convierte en un inestimable testimonio de ropa y decoraciones, armas y herramientas del siglo XII. El rey y sus escuderos así como las damas aparecen en traje de la corte, los combatientes llevan armaduras de caballero con sobrepelliz de punto, espada y escudo. Por lo que se refiere a la técnica pictórica, se prefieren los colores vivos: rojo, azul, verde, marrón y amarillo oro. Si la perspectiva es muchas veces insuficiente, el volumen y el espacio son inexistentes; sin embargo, llama la atención el riguroso dibujo de la ropa. No se conoce ninguna otra obra completa similar, el único parentesco con las miniaturas del Hortus son algunos vitrales en la parte románica de la catedral de Estrasburgo, sobre todo en el presbiterio y en el transepto.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

 

Misogyny was widespread in the medieval mentality, and the status of women remained what it had previously been in Greco-Roman society, that is, one of subordination and subjection to a power held firmly by males. Scholastic theology, by reiterating the inferior status of women, made this subordination even more burdensome, especially in the popular strata, while at the top of the societal pyramid women were entrusted with the task of safeguarding the economic and dynastic interests of noble families, and it happened that a few queens or princesses managed to occupy leadership roles. This same tendency also occurred in the great European women's monasteries, where, starting in the 8th century, the abbess, strictly of aristocratic origin, came to perform administrative tasks, could read and write, and possessed complex theological knowledge and philosophical culture. Monasteries became one of the main centers of knowledge, especially for women, who were otherwise forbidden access to education. 

This is the case of Hildegard of Bingen (1098-1179). abbess of first the Monastery of Disibodenberg and then Rupertsberg, author of the Liber Scivias, where she tells of her mystical visions, and many other treatises, or Eloisa (c. 1099-1164), a woman of letters, mistress and wife of Abelard whom we know through letters and the Problemata, a collection of theological questions derived from reading the Bible. The cases are many but are little known. Another example is that of Herrad von Landsberg, abbess of the Monastery of Mont Sainte Odile, which then bore the name Hohenburg. For the young girls of the nobility who lived in the convent, Herrad decided to draw up a manual of instruction, the Hortus deliciarum (The Garden of Delights), of which she compiled, between about 1159 and 1175, both the Latin text and the miniatures. Herrad (or Herrade) was born around 1130 in a castle located in the Lower Rhine area into a family belonging to the Alsatian nobility. She entered the Augustinian abbey of Hohenburg, located in the Vosges Mountains, dedicated to Sainte Odile, and was instructed by Abbess Relinda, who was put in charge of Hohenbourg Abbey by Frederick Barbarossa.

Self-portrait of Herrad von Landsberg from the Hortus deliciarum

The Latin description in the self-portrait reads:

«Herrat hohenburgensis abbatissa post Rilindam ordinata ac monitis et exemplis eius instituta».

Portrait of Abbess Herrad de Landsberg visible on the cloister wall of Mont Sainte Odile

Wall painting depicting nuns in Hohenburg Abbey.

 

Abbess Relinda had made the religious center one of the most prosperous in the area, and ran it as a large enterprise, in which the nuns received an excellent education. When Relinda died in 1167, Herrad succeeded her in the governance of the abbey, but she had long since taken on the responsibility of teaching the other sisters, and had initiated with them a project on which she worked throughout her life. Herrad continued to lead the Hohenburg convent for nearly 30 years until her death in 1195. The Hortus is considered to be the first encyclopedia, illustrated to boot, written by a woman, written in Latin, with 344 miniatures, a collection of texts from the Bible, the priests, medieval writers, Herrad's contemporaries, including secular ones, relating to various disciplines, such as history, philosophy, theology, biblical themes, astronomy, and astrology. The content was not exclusively religious. Worldly topics also appeared, such as the signs of the zodiac, the liberal arts, and even the wheel of fortune. In the title she refers to a definition by Honorius Augustodunense, a German theologian and philosopher who lived between the last decades of the 11th century and the first half of the 12th century, who in his work Speculum ecclesiae defines Paradise as "Hortus deliciarum," the house of God that contains all the treasures of divine wisdom and knowledge.

Herrad's work was intended to be a kind of "manual" in which nuns could study and learn the doctrines of the time. Poems and songs, created by Herrad herself and her sisters, also appear in it. The author explained the reason for her project as follows in the introduction to the great work:

«Herrade, by the grace of God abbess, though unworthy, of the church of Hohenburg, to the sweet virgins of Christ who work faithfully in Hohenburg [...]. I make it known to your holinesses that, like a little bee inspired by God, I have gathered from the various flowers of the Holy Scriptures and philosophical writings in this book, entitled Hortus deliciarum, and have gathered it together for the praise and honor of Christ and out of love for the Church, as if it were a sweet honeycomb».

Moses leads the Jews through the Red Sea - from Hortus deliciarum

The prophet Jonah is vomited by the fish near Nineveh - from Hortus deliciarum

The distinctive stylistic feature of the Hortus consists in the language of images. The miniatures are not simply illustrations supporting the text, but even become text themselves, which not surprisingly accounts for more than one-third of the manuscript's total. Unfortunately, we no longer have access to the splendid original miniatures. However, a monumental critical work of art historians of illuminated manuscripts, who in the first half of the 19th century studied the original manuscript, reproducing with drawing or recopying with the technique of 'recopying' almost all the miniatures, has allowed the almost complete reconstruction, both of the text and of the miniatures, which are the most valuable part of the Garden created by Herrad. For centuries the manuscript managed to escape the vicissitudes of history, such as fires, wars, looting, and revolutions, and remained guarded by the nuns in the Hohenburg convent until 1546, the year of the great fire that completely destroyed the abbey. The last abbess, Agnes of Oberkirch, donated it to the bishop of Strasbourg, and so the Hortus deliciarum became part of the diocesan archives of Saverne. Later the manuscript was found in the Carthusian monastery in Molsheim, where a copy of the text was made in the 17th century. During the French Revolution, the manuscript passed to the national and university library in Strasbourg. It was then that admirers began to study it, among them Strasbourg police chief Christian Maurice Engelhardt, who published the first monograph on the Hortus in 1818, and Count Auguste de Bastard, who studied the manuscript for ten years in Paris, having much of the text and images faithfully reproduced. Unfortunately, on the night of August 24-25, 1870, the library fell victim to the shelling of the city of Strasbourg by the Prussians. The fire destroyed the second largest library in France and, with it, more than 400,000 volumes of the regional heritage. The Garden of Delights was reduced to ashes. As a result, only copies remained. In addition to those made by Engelhardt and Auguste de Bastard, the text was also copied and published by Strassburg canon and archaeologist Alexandre Joseph Straub and G.Keller between 1879 and 1899. This publication finds a very valuable complement in the work, produced in 1952 by Joseph Walter, librarian and director of the city archives of Sélestat.

The last major work of reconstruction of the codex was carried out by the Warburg Institute and published in 1979. Although reconstructed, the Hortus will forever remain an unknown codex in its entirety, yet thanks to these copies, we today can get a glimpse of the grandeur of the original. But we can only see a reflection of its charm. In the manuscript Christ stands at the center of all reflections, he is the source of true life, and if the Church on earth is not perfect, but exposed to a thousand temptations, it is the heavenly Jerusalem that remains the shining goal of divine salvation. The work begins with the creation of the angels, the fall of Lucifer, the creation of the world and the fall of man, continues with the universal flood, and emphasizes humanity's attempt, prior to the coming of Christ, to rise again by its own strength. In this context, knowledge appears in the figures of the seven liberal arts, with the representatives of ancient philosophy, Socrates and Plato.

Philosophy enthroned among the seven liberal arts - from the Hortus deliciarum

Then came the giving of the Ten Commandments to Moses on Mount Sinai and the new covenant of Grace beginning with Jesus Christ; his birth, his life, from his baptism in the Jordan River, to his passion.

Angels announce the birth of Jesus to the shepherds - from the Hortus deliciarum

The birth of Jesus - from the Hortus deliciarum

The baptism of Jesus in the Jordan - from the Hortus deliciarum

Jesus and the Samaritan woman at the well - from the Hortus deliciarum

Jesus and the apostles asleep by the Mount of Olives - from the Hortus deliciarum

The crucifixion of Christ - from the Hortus deliciarum

Pentecost and the descent of the Holy Spirit upon the apostles - from the Hortus deliciarum

After the mandate to the apostles a new phase of salvation history begins, the Church is established by the people and the depiction of the battles of the Virtues against the Vices is shown. The Ladder of Virtues shows how the ascent to the heights comes only to those who forget self-love. The Church is depicted as a two-story building with crenellated towers. Downstairs is the secular world, to which ladies and knights, peasants and artisans, and even ignorant monks and hermits belong. The floor above represents the teaching Church and there belong apostles and popes, bishops and abbots and also some women.

The Ladder of Virtues (left) - The Church building (Regina Ecclesia) with believers (right) - from the Hortus deliciarum.

The last part of the Hortus begins with the appearance of the Antichrist, his arrogant lordship, and his fall. This is followed by a figure-filled depiction of the Last Judgment, the procession of the saints and the damned, Hell, with its places of punishment, and the bliss of the Chosen Ones.

The Woman of the Apocalypse (left) - The Inferno (right) - from the Hortus deliciarum

Herrad concludes the Hortus with two watercolor plates that bear no direct relationship to the rest of her work, in which she describes the Mont Sainte Odile convent and congregation. The Mount is a Christian convent, placed under the protection of Christ, surrounded by Mary and Peter on his right, John the Baptist and Odile on his left, who respectfully lowers her head. Two tall Romanesque towers surround the stone entrance to the building. Herrad also wanted to depict Abbess Relinde, the one who preceded and then formed her. At the bottom Odile receives from her father, Duke Adalric, the key to Hohenburg Castle, which she will turn into a convent. At the bottom is depicted the wilderness of the Mount at that time. The second panel is devoted to the members of the Congregation. All the nuns are represented and are mentioned by their names - forty-seven religious and thirteen laywomen. Herrad is depicted on the right while holding a box containing the beginning of one of her poems.

Mont Sainte Odile (left) - The Congregation (right) - from the Hortus deliciarum

The Hortus deliciarum draws from a centuries-old tradition of sacred miniatures, especially Byzantine art. While Christ and his angels, apostles and prophets appear in the traditional garments of early Christian art, the remaining figures wear the clothes of the biblical stories of that time, and so the Hortus deliciarum becomes an invaluable witness to the clothing and furnishings, weapons, tools and utensils of the 12th century. Kings and their squires, ladies appear in their court clothes, and fighters wear knight's armor with chain mail, sword and shield. In terms of painting technique, bright colors, red, blue, green, chestnut and golden yellow are preferred. While the perspective is often insufficient, including in the rendering of volume and space, the careful design of the clothing is striking. No similar complete work is known, the only kinship with the Hortus miniatures being that of some stained glass windows in the Romanesque part of Strasbourg Cathedral, especially in the chancel and transept.